Quando penso al viaggiare negli anni ’90 inevitabilmente penso agli anni della mia vita da studentessa. Anni che ho vissuto seduta nei banchi di un liceo linguistico di Udine prima e nelle aule dell’università di Rimini poi.
Galeotto fu proprio il liceo linguistico e i primi scambi culturali tra classi all’estero che mi videro quindicenne a Vienna e sedicenne a Salisburgo. Facile immaginare come il repentino cambio di prospettiva e l’ampliarsi dei miei orizzonti mi abbiamo portata a sviluppare una crescente voglia di viaggiare negli anni ’90.
Ecco che la ragazzina che giocava con il Crystal Ball o a Gira la Moda (ma probabilmente ero già passata al gioco della bottiglia) inizia a dimostrare interesse verso ostelli della gioventù e biglietti del treno, continuandosi comunque ad arrovellare la mente alla ricerca del presunto assassino di Laura Palmer.
Viaggiare negli anni 90 con un interrail pass

Mettiamo quindi assieme una ragazzina curiosa, tre compagni di scuola rigorosamente di sesso maschile e quattro coppie di genitori sconsiderati e del tutto ignari di cosa significasse viaggiare negli anni ’90 e il gioco è fatto.
I quattro comprano un Interrail Pass che permette loro di viaggiare un mese tra Francia, Belgio, Olanda, Regno Unito e Irlanda. Vanno al CTS (il tanto in voga allora Centro Turistico Studentesco) e fanno la tessera di membri all’AIG (Associazione Italiana Ostelli per la gioventù) in modo da poter soggiornare negli ostelli a prezzi scontati anche all’estero.

Preparato uno zaino ben capiente con pochi vestiti e le dovute scorte di Spuntì e succo di frutta Billy, lucidati i Dr Martens, i quattro salgono a Udine su il primo di una lunga serie di treni (e un traghetto). 24 ore più tardi i nostri eroi sbarcano a Londra, la prima tappa del viaggio che passerà poi per Edinburgo, Dublino, Belfast e Parigi.
i ricordi di questi anni ’90

Uno dei primissimi post di questo blog è stato dedicato al viaggiare con la tecnologia e già allora avevo avuto modo di proporre alcune riflessioni sui diversi modi di viaggiare. Ora ripenso ai miei viaggi passati e sorrido. Qualora foste troppo giovani e non ricordaste cosa implicava viaggiare negli anni ’90 vi rinfresco la memoria.
Telefono
Non esistevano ancora i cellulari e normalmente si telefonava dalle cabine usando un gettone telefonico o una scheda. Durante il nostro Interrail telefonavamo a casa a carico del destinatario (si, era possibile farlo componendo un numero che ci aveva fornito l’allora Sip prima della partenza), uno di noi a turno chiamava ogni 3-4 giorni e poi i genitori chiamati si premuravano di avvertire anche le altre famiglie.
Cambio
Non esisteva l’euro e non avevamo i bancomat. O meglio, avevamo il bancomat ma allora non era abilitato per l’estero. Duplice problema quindi: visitare tanti paesi con monete diverse e viaggiare con tutti i soldi necessari addosso. L’abbiamo risolto portando una piccola parte del denaro in contanti (lire, sterline e franchi) e parte in traveler’s cheque. Li ricordate? Sono in tutto e per tutto degli assegni che venivano poi cambiati negli uffici di cambio.
Informazioni turistiche
Tutta la programmazione del viaggio che ora facciamo comodamente seduti sul divano non esisteva. Il viaggio veniva organizzato con una guida cartacea e appena arrivati in una nuova città si cercava il primo ufficio turistico per avere una mappa (fondamentale per non perdersi) e controllare gli orari di apertura di musei e monumenti.
Dove dormire
La scelta del posto dove dormire era davvero ardua. Nessuna offerta speciale di Booking.com, nessuna recensione di Tripadvisor o una soluzione di alloggio alternativa proposta da Airbnb. L’hotel o l’ostello veniva scelto una volta arrivati a destinazione, consultando la disponibilità in uno degli uffici di prenotazioni alberghiere allora sempre presenti in ogni stazione.
Viaggio in treno
Anche viaggiare in treno negli anni ’90 era molto diverso da oggi. Gli orari si potevano consultare solo sui tabelloni della stazione e i biglietti si acquistavano nella biglietteria. Una volta saliti sul treno poi scordatevi il posto prenotato, chi prima arrivava prendeva il posto. Nei vagoni si poteva fumare e il sistema di aria condizionata consisteva nel tenere il finestrino abbassato per l’intero viaggio.
Foto
Scordatevi Instagram o le foto digitali, chi voleva immortalare i momenti in viaggio ricorreva alla macchina fotografica con il rullino che, a meno di non essere disposti a spendere una fortuna, non permetteva molte sperimentazioni. Vi ricordate anche le macchine fotografiche usa e getta? Sembra quasi impossibile!
La fine del viaggio è davvero una fine?

Inutile dirvi che il nostro viaggio Interrail è stato grandioso per i posti visitati, per la sensazione di estrema libertà provata e per le tante avventure vissute. I nostri quattro apprendisti viaggiatori se la sono cavata più o meno egregiamente. Uno ha finito i soldi con qualche giorno d’anticipo ed è dovuto rientrare in Italia. Un’altro per divergenze di interessi ha preso un treno per una destinazione diversa e quindi siamo rimasti in due.

Al momento di rientrare in Italia abbiamo controllato le tasche: 20.000 lire e ancora un travel cheque (circa 40.000 lire). Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che il viaggio non sarebbe potuto finire senza passare per Amsterdam. Saliti su un treno notturno siamo arrivati nella capitale olandese al mattino. Abbiamo speso tutti i nostri soldi per visitare il Van Gogh Museum e il Rjiksmuseum (lo so, trattandosi di diciassettenni ad Amsterdam avevate già pensato ad altro). Poi siamo risaliti su un treno con destinazione Milano con solo un Mc Sundae in pancia (l’unica cosa che ci potevamo permettere) e più di 20 ore di viaggio di fronte. Ma anche questo fa parte del viaggiare negli anni ’90!
viaggiare negli anni ’90: Happy End
Ora quel compagno di scuola che come me ha voluto fortissimamente andare ad Amsterdam e non ha avuto nessun dubbio nell’investire i suoi ultimi soldi in un biglietto per il museo sta di là, seduto in salotto, e nel frattempo sembra essere diventato mio marito. In fondo un tipo così non potevo proprio lasciarmelo sfuggire, no?!?
Questo post partecipa all’iniziativa #viaggi90 ideata da Alessia del blog Una valigia di emozioni, promossa dal gruppo Facebook Travel Blogger Italiane e ispirata dal divertentissimo post di Daniela nel blog The Daz Box
Se ti piace filosofeggiare sul viaggio e sui modi di viaggiare non perderti questi miei articoli:
- Il viaggio
- La tecnologia in viaggio
- Perchè viaggiare?
- Viaggiare in bassa stagione
- Viaggio o vacanza? L’eterno dilemma tra turista e viaggiatore
- Perchè non potrò mai diventare una travel blogger per professione
Un mio grandissimo cruccio è stato proprio quello di non aver mai fatto l’Interrail negli anni ’90, quando era un’istituzione, quando era la prima vera esperienza “da grande” che avresti potuto fare! Comunque la foto davanti alla tomba di Jim, quando ancora vi si poteva avvicinare è FAVOLOSA!
Nonostante fosse sfuocata, l’ho voluta pubblicare perché per me è un cimelio 😉
Viaggiare negli anni novanta forse aveva della poetica in più, quel richiamo romantico che la tecnologia un poco ha spazzato via. Purtroppo io negli anni ’90 ci sono nata, e i miei primi viaggi hanno visto come grande aiuto la tecnologia. Forse quando la tecnologia non era così presente nella nostra vita un viaggio era più divertente, più avventuroso, più vivo.
Leggere questo articolo è stato un buono spunto per organizzare un domani un viaggio in cui la tecnologia sarà bandita. Una specie di gioco divertente che prima era il semplice viaggiare.
Per fortuna ci sono sicuramente tante mete che permettono ancora questo tipo di viaggi senza tecnologia
Ma che dolcezza che sia diventato tuo marito! Hai fatto un bellissimo racconto e, tra le tante esperienze fatte, se ce n’è una che mi manca è proprio l’interrail :/ Va beh, lo farò da adulta
Ottima idea!
Divertentissimo post, quanti ricordi e… I maglioni? Anche io avevo quelle magliette e queste foto un po’ ingiallite che tengo come reliquie. Complimenti x il bel blog
Grazie Anna! A volte è bello fare un salto nel passato!
Che bellissimo viaggio hai fatto! Mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza del genere a 16/17 anni ma i miei genitori non me l’avrebbero mai permesso 🙁
Fantastico poi l’happy ending 😀
Ancora mi chiedo come i miei genitori me l’abbiano permesso…ma mi sta venendo il dubbio che forse non l’ho nemmeno mai chiesto! 😉
Cosa mi hai fatto ricordare. Il mio primo vero viaggio. Anche io con la formula interrail. 5 ragazzi partiti per Parigi senza conoscere le mete successive. L’itinerario lo decisi io la seconda sera che stavamo a Parigi. Dobbiamo fare spostamenti notturni così dormiamo in treno e risparmiamo il costo dell’ostello; arriviamo di buon ora a destinazione e troviamo sicuramente posto per dormire la sera successiva. È stata la svolta. Mangiavamo una volta a settimana al MC Donald il nostro ristorante a 5 stelle….
Sicuramente usavamo la vostra stessa strategia con la differenza che forse noi eravamo un po’ più ricchi in quanto il Mc Donald ce lo concedevamo ogni 3 giorni!
Mi hai fatto venire la voglia di scrivere il mio interrail 🤪 ci sono molti particolari che mi sono venuti in mente. Molti nemmeno pensabili ai giorni di oggi 🤪
Sarei davvero curiosa di leggerlo! Dai, dai, dai ,dai! 😉 Aspetto il tuo articolo, magari rinfreschi la memoria anche a me!
Oddio Raf che spettacolo di viaggio!!!! Questa si che era avventura! Bellissima la parte iniziale con qualche fotografia di quegli anni.. Gira la moda!!! Che ricordi. Bello bello! Grazie per aver partecipato e avermi portata in giro per l’Europa con te!
Grazie a te per aver avuto l’idea dell’iniziativa! Se poi vieni in Andalusia e passi da Nerja sappi che qui c’è un caffè che ti aspetta 😉
Ma che bello questo viaggio! E ancor più bello il lieto fine 😍 avete i viaggi nel sangue voi!!
Puoi proprio dirlo forte! 😉
Che storia bellissima! Sia per il viaggio che per il fatto che alla fine il tuo compagno di avventure te lo sei sposato! E mi hai fatto ricordare di quando gli orari dei treni di scoprivano solo in stazione! Oggi è fantascienza!
Grazie a te per l’idea che hai avuto: mi hai fatto fare una piacevole immersione tra i ricordi!
Cavoli! Certo che ne hai visti di posti negli anni 90! Bellissima esperienza quella di viaggiare con il CTS. Magari l’avessi fatto… complimenti anche per l’intraprendenza di quei tempi!
Quando tu pensi ai tuoi anni ’90 io sono costretta a pensare ai miei ’80… Nessuno scambio culturale, pochi interrail, nessun volo e qualche autostop. Sempre con i travel cheque nascosti bene… Mamma come sono vecchia!
Non dire così, ascolterei volentieri i racconti dei tuoi viaggi in autostop! 😉
Avevo due genitori disperati…
Noto con piacere che il gruppo di quelle diventate maggiorenni già negli anni ’90 è sempre più folto! Mi sono ritrovata nelle tue parole e nelle tue emozioni, a quell’epoca in cui si telefonava a carico del destinatario e quando si prenotavano gli alberghi era una bella incognita perché non c’era Trip Advisor con le recensioni. Mi ricordo che al massimo quando andava bene l’ente del turismo stampava una brochure degli hotel con UNA fotografia.
Quella borsa di tessuto intrecciato ce l’avevo uguale 🙂
Che bello non sentirsi sole! 😀 Non immagini quanti hotel/ostelli ho cambiato dopo solo una notte causa sporcizia a quei tempi. La borsa invece veniva da un negozietto di Udine (allora precursore) che vendeva artigianato dall’India. 😉
Io l’avevo presa al mercato di Porta Palazzo di Torino!
Intanto ne approfitto per chiederti se la partecipazione all’iniziativa è libera o occorre essere nominati?
Assolutamente libera! Se ti va usa #viaggi90 nel tuo articolo così tutte le ragazze del gruppo facebook Travel Blogger Italiane possono leggerlo. Sarei davvero curiosa di conoscere i tuoi ricordi!
Bene allora partecipo! Grazie ❤️
I travel cheque, che ricordi! Li ho usati una sola volta nel 2000, quindi non li ho inseriti nel post che uscirà 😂
Il viaggio è stato a dir poco spettacolare e il lieto fine, beh, degno di una favola Disney 😁
Per fortuna 😉 Ti immagini gestire un’imprevisto in viaggio a quei tempi?!?
Ho adorato il lieto fine!! Certo che non potevi lasciartelo scappare questo compagno di avventure 😉 Sai che non mi ricordavo delle chiamate a carico del destinatario? Sapevo dell’esistenza dei travel cheques, ma non ne ho mai visto uno dal vivo!
Forse mi ricordo così bene questo viaggio proprio grazie al lieto fine! 😉 Credo che i travel cheques fossero già in piena fase calante nel 1995. Le telefonate a carico invece erano carissime, tanto che quando rifeci l’Interrail due anni dopo mia madre mi disse che non serviva che chiamassi a casa spesso!!!!